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martedì 14 ottobre 2014

Da qui all'eternità, cioè fino a Natale

Uno degli effetti collaterali più frequenti, quando si smette improvvisamente di vivere a 300 all'ora, cercando disperatamente di conciliare lavoro, famiglia, casa, logistica personale (un parrucchiere ogni tanto è un atto di dovuta civiltà) e magari anche qualche piccolo momento d'evasione (un cinema, un teatro, una mostra...quelle cose per cui dopo ti senti in colpa nemmeno ti fossi assentata dagli impegni di mater familias per un mese), è che maturi la sensazione e la convinzione di avere l'eternità a disposizione e, poichè si tratta di una condizione che ti è totalmente sconosciuta, ti ritrovi ad approciarla con l'entusiasmo, l'ingenuità e la rovinosa inesperienza di un adolescente, al quale  i genitori hanno affidato per la prima volta le chiavi di casa e sono partiti per il week-end.
In nemmeno 2 settimane da quando ho salutato il vecchio ufficio sono riuscita a prendere una quantità di impegni che potrebbe bastarmi fino a Natale, perchè lo spirito di Jo non mi abbandona mai e anche se fra poco girerò la boa del mezzo secolo non ho ancora smesso di credere di essere una e trina.
La sensazione dopante che può dare la libertà dagli schemi della consuetudine è devastante e ti avvolge come il canto delle sirene, insinuandoti nella mente che "ecco, hai una seconda possibilità di fare quello che prima non hai fatto", trascurando però di dirti che è - per l'appunto -  UNA seconda possibilità, non TANTE seconde possibilità.
Eccomi qui tutta baldanzosa a giocare il ruolo di madre-premurosa-semprepresente (fra l'altro Amy e Meg non ci sono abituate e mi guardano già di traverso), moglie-superefficiente che si occupa di governare casa in una sorta di ibrido Paola Marella-Ezio Miccio, cuoca-sopraffina che sperimenta portate e pensa di potersi scambiare le ricette con Jamie Oliver e, ovviamente, trainer di una nuova futura figura professionale (data di lancio inizi 2015) che riuscirà a svolgere al meglio il suo ruolo, grazie ad una perfetta preparazione che - guarda un pò - verrà portata avanti  di pari passo con tutto il resto. Sì, lo so, se in questo momento trovassi un quarto d'ora di lucidità per osservarmi dall'esterno probabilmente sarebbe come guardare contemporamente Desperate Housewives, Una mamma per amica, Master Chef Italia e The Apprentice.
D'altra parte bisogna pure mostrare coerenza e mantenere saldi i princìpi perchè, anche nel cambiamento più radicale, la propria natura venga rispettata e in questo - ne sono certa - non mi batte batte nessuno. Basta organizzarsi, no?
Quindi per non farsi mancare nulla e non rilassarsi troppo ho ben pensato di iscrivermi anche ad un corso on-line per apprendere segreti e peculiarità del fare marketing nelle aziende di moda e del lusso (voglio proprio vedere che cosa scopro di diverso da televisori ed ammenicoli elettronici vari con cui mi sono trastullata sinora) che mi terrà occupata per un mesetto, ascoltando videolezioni, interagendo con la classe e svolgendo compiti assegnati nei termini stabiliti.
Così la sera potrò ancora collassare sul divano sfinita, con gli ultimi neuroni che sventolano bandiera bianca e mi pregano di non aprire il libro per rileggere per la decima volta pagina 23.
Perchè tanto mi addormenterò alle prime tre righe, esattamente come ho sempre fatto.

martedì 16 settembre 2014

Non sei (il) solo Luca

Caro Luca, come stai?

Ho saputo del tuo licenziamento e ti scrivo dalle pagine del mio blog per esprimerti la mia solidarietà e tutto il mio conforto (tranquillo, non se lo legge proprio nessuno). 
So cosa stai provando adesso, perché anche io condivido la tua situazione (certo, con qualche differenza sul bonus di uscita, ma non stiamo a guardare il pelo nell’uovo...), ma non ti devi abbattere e devi cercare di vivere questo momento come un’opportunità, come sto facendo io, magari prendendoti una pausa di riflessione.
Per quanto mi riguarda ho dato una frenata così forte a luglio, che adesso non riesco a ripartire. Mi sento come un TIR a pieno carico che prova a sgommare per partire a 100 all’ora, con l’unico risultato di lasciare i copertoni sull’asfalto per muovermi non più di qualche metro.  Metaforicamente parlando, sto in una specie di limbo dai rumori attutiti, confusa da una miriade di forme e colori dalle sfumature più svariate, con l’atteggiamento da rilassata osservatrice sotto l’effetto di stupefacenti non ben identificati.  Capita anche a te o vedi sempre tutto solo rosso?
La cosa strana è che la fine di una relazione di lunga durata, seppure di  natura professionale, dovrebbe portare a un minimo di scompenso, senso di ansia da incertezze future e via dicendo, ma io non avverto nulla di simile e comincio a chiedermi se sia normale che – dopo aver vissuto gli ultimi 10 anni a 300 all’ora in corsia di sorpasso, con i livelli di adrenalina costantemente sopra il limite e la sensazione di affogare come la quotidiana normalità – mi possa essere così facilmente disintossicata dalla sindrome da Dea Khali che mi ha contraddistinta dentro e fuori dall’ufficio. 
Che effetto fa a te che la velocità era il tuo business e adesso ti devi accontentare del rumore del traffico della tangenziale (o forse no, non penso che guidiamo la stessa auto...)?
Non so te, ma io sono in stato confusionale perché non mi riconosco più. Presa la decisione di concedermi un intero mese di vacanza (cosa che non accadeva dalla maternità di Amy 2.0) un po’ per senso di ripicca, lo ammetto (del genere “arrangiatevi un po’ adesso!”), sprofondata in un format vacanziero dove il planning massimo era pensare a cosa infilare nella borsa di paglia e controllare se nel frigo c’era ancora latte per la colazione, devo aver subito una specie di mutazione genetica  che è ancora adesso in atto. Non più bruco, ma nemmeno farfalla, me ne sto bella tranquilla nel mio bozzolo ad osservare quello che fino a poco prima costituiva il mio mondo esterno e tutto ciò che pensavo come irrinunciabile, con la distaccata superiorità di chi sa ormai di non appartenervi più e sta già guardando ad altri orizzonti (sono sincera, non che si veda granchè sinora, ma almeno per ora va bene così). 
Tu hai già iniziato a guardarti in giro o stai ancora pensando a come investire la liquidazione?
Io, rientrata alla scrivania per le ultime settimane nel mio ruolo da castellana della comunicazione di un regno decaduto, faccio fatica a ri-ribaltare (no, non è un errore di battitura, intendo proprio ribaltare il ribaltato) la scala delle priorità della mia giornata, così mi ritrovo ad esempio in un marketing meeting a pensare se per cena siano meglio i calamari con la verdura saltata nel wok (..azz.., mi manca il porro!) o gli spaghetti gamberi e zucchine. E credimi, non è un dilemma da poco, anzi merita più attenzione dei dati di mercato che dovrei tenere in debita considerazione per lo sviluppo del nuovo piano promozionale, ma i cui risultati – per inciso – non sarò nemmeno più qui a valutare e che quindi mi interessano tanto quanto sapere chi sia la neoeletta Miss Italia.
Lo so cosa pensi e hai ragione, mi spiace che tu non abbia la minima idea di come si cucini un porro e non ti puoi neppure distrarre con questo pensiero, ma magari puoi pensare a quale cravatta di Marinella ancora ti manca nella cabina armadio, così tanto per passare il tempo e prenderti una pausa di riflessione.
Tanto lo sappiamo che così non può durare e che fra un po’ sentiremo nuovamente il richiamo del capitalismo e di tutte le sue regole, ma per quanto mi riguarda la terapia estiva ha fatto davvero effetto e la cura disintossicante dovrebbe garantirmi copertura per almeno un altro paio di mesi, nei quali mi potrò dedicare ad attività più serie, come andare al mercato a contrattare il prezzo dei carciofi o discutere con le altre mamme al corso di ginnastica artistica, del fatto che sia meglio il body con le stelle in rilievo perché in foto rende di più. 
Magari tu puoi distrarti con la beneficenza, nel caso ti avanzi qualche spicciolo dal bonus (scusa se batto ancora su questo chiodo, ma che vuoi, ne hanno talmente parlato tutti, male-male non ti è andata, no?):  ti sistema subito la coscienza nel caso tu abbia qualche carognata da farti perdonare e fa sempre tanto filantropo illuminato alla Bill Gates…
Fatti coraggio e cerca di stare su, vedrai che qualcosa salta fuori: non avremo più l’età per fare stage ma, come si dice, l’esperienza è ancora un bel valore da portare in azienda e, se sei stato furbo, avrai ben carpito ai meccanici qualche segreto durante i pit-stop e i cambio gomme. Non storcere il naso, chè meccanici ed idraulici sono più ricercati di un cardiochirurgo (te lo dice una che sta con il rubinetto che perde da un anno).

Se poi dovesse mettersi proprio male, puoi sempre pensare di investire un’altra piccola quota della tua buonuscita (sono petulante dici?) per comprare il campo di porri che sta dietro casa mia, così tu potrai tornare a fare l’AD di un’azienda agricola (magari la chiamiamoa Bio start-up, così è già pronta per essere quotata in borsa) e io – se proprio non ti serve una responsabile del marketing communication – posso sempre venire a casa tua per cucinarti un tortino di porri.

Con tanta stima e rispetto, la tua affezionata Jo.

mercoledì 4 giugno 2014

A lezione di marketing dal mio panettiere

Sabato mattina Romano, il mio panettiere, aveva un cartello appeso in vetrina: 
“1 lit di latte in omaggio con l’acquisto di 1 Kg di pane speciale”.
Stamattina ho aperto gli occhi e questo è stato il primo pensiero che mi è passato per la testa. Sarà che ero più dolorante del solito, con questa maledetta cervicale che mi perseguita e la consapevolezza che l’appuntamento dall’osteopata ancora una volta è stato rimandato perché c’è sempre qualcosa di più urgente che si sovrappone (la festa di fine anno della scuola, una riunione improvvisa, la convocazione di un’assemblea straordinaria per le scuole medie del prossimo anno…). Comunque, mi sono svegliata e – con il pensiero del cartello di Romano in testa - ho sorriso subito dopo aver aperto gli occhi, mentre una piacevole sensazione positiva si allargava fino a solleticarmi le dita dei piedi. Non c’era nulla di diverso dagli altri giorni, ma la luce che filtrava dalle imposte, le voci che arrivavano dalla cucina insieme all’odore del caffè, il gatto che miagolava davanti alla porta della camera da letto perché voleva entrare, mi hanno fatto pensare qualcosa che dovrei pensare più spesso, cioè che ho tutto quello di cui ho bisogno e che mi complico la vita alla ricerca di formule che mi possano garantire felicità. E’ tutto lì, nel cartello della promozione di Romano.

Mi sono svegliata filosofa-tantrica? Non credo proprio vedendo quanto ancora riesco ad incazzarmi per un nonnulla, ma mi rendo conto di come tutto quello che fino a ieri aveva costituito la mia vita professionale (e quindi di riflesso quella privata) fissando punti di riferimento, convinzioni e certezze, si stia sgretolando ogni giorno di più, lasciando entrare la luce della consapevolezza che questo non sia per niente un momento negativo, ma il principio di una nuova e migliore fase della mia vita. E magari una vita lavorativa, per intenderci, dove non sprechi un terzo delle tue giornate giustificando e dando un senso ad attività promozionali che tu non avresti mai deciso, che di senso non ne hanno e che – soprattutto – sai già che falliranno e quindi il tuo compito diventa  quello di metterci più di una pezza, tamponando le falle dove si aprono, confrontandoti con cervelli che, a livello di sviluppo, non sono un dito oltre lo stadio embrionale e che, proprio per questa ragione, occupano ruoli strategici da cosiddetti “decision maker” dall’apparente importante incarico di #creare burocrazia laddove non serve e #complicare processi di una semplicità basilare.
Perché, diciamocelo pure, la più grande invenzione di marketing è il marketing stesso, che ci ha fatto credere e fa credere ancora che per vendere un prodotto serva la conoscenza strategica di elementi di antropologia, economia internazionale, alta finanza e tecniche di negoziazione, il tutto condito da un glossario di termini inglesi (possibilmente acronimi) di cui i più ignorano completamente il significato (io stessa dopo 25 anni ancora non sono certa di cosa sia davvero un grp) ed avvalorato da altisonanti titoli accademici presi a suon di migliaia di euro per ogni anno di iscrizione: conosco giovani colleghi sui quali i genitori hanno investito cifre che definirei “considerevoli” per farne dei novelli marketing manager, che probabilmente sarebbero bastate a sfamare i bambini del Burkina Faso fino alla fine del nuovo secolo. Il che, a mio dire, si sarebbe rivelato un investimento più intelligente ed oculato, visti i risultati scarsi e la totale incapacità dell’uso puntuale del congiuntivo da parte di queste creaturine stereotipate.

Stamattina, nella penombra della mia camera, sorridevo immaginando Romano - 120 Kg d’uomo dal passo lento, che quando non panifica gira per il paese in cerca di immagini da fermare con la sua Leica appesa al collo – convocare la sorella ed il congolese che lo aiutano al forno per una riunione strategica sul business plan del prossimo trimestre e discutere – dati oggettivi e ricerche di mercato alla mano – le azioni da intraprendere per favorire una rotazione più rapida delle pagnotte multicereali rispetto al pane comune, i canali sui quali attivarle, il periodo interessato e l’incidenza del costo relativo sul marginal profit del totale product mix…
Magari sabato, quando torno a prendere la mia scorta di michette, provo a chiedergli se ha voglia di condividere quanto ha stimato di ROI (significa Return on Investment, non fate finta di saperlo).

mercoledì 7 maggio 2014

Non sono Julia Roberts

"...sorridete un sacco, fate vedere i denti. Dal vivo sembrerete false come Giuda, ma in video funzionerà..."

Dopo 3 giorni di atroci dubbi e ripensamenti (lo faccio-non lo faccio, sì però no, ma sì mi butto, ma poi tutto il web mi vede...) rompo ogni indugio: il videocontributo per lo spot di lancio di Networkmamas (la mia nuova avventura) s'ha da fare.
Fa niente se nel frattempo sono le nove di sera, la luce naturale (suggerita come ideale) ha lasciato posto al buio e l'angolo studio che ho deciso sarà lo sfondo del mio siparietto si trova nel bel mezzo del salotto, animato da tutta la famiglia (gatto compreso) che schiamazza intorno alla TV, quindi dovrò aspettare che Amy 2.0 vada a dormire (N.B. su Sky c'è "50 volte il primo bacio" ed lei ha deciso che sta alzata per guardarlo fino alla fine) e la dolce metà stramazzi nel coma apparente come ogni sera.
Nessun problema, userò questo lasso di tempo per fare le prove, con la diligenza di quando avevo 5 anni ed ero la stella delle recite dell'asilo (la massima gloria raggiunta con la sostituzione  della protagonista della recita per la festa della mamma causa morbillo, a soli 2 giorni dal debutto e senza saper leggere il copione). Quindi mi sono scritta le mie battute su un foglio (poi lo avrei usato come "gobbo"), prendendo i tempi, tagliando e modificando dove necessario per stare nella durata indicata. Poi sono andata in bagno a fare una prova davanti allo specchio per vedere l'effetto "a crudo" e... PANICO!
Chi è quella cariatide con l'occhio vitreo? La bocca sembra abbia una paresi e la testa si muove a scatti, come quella dei cagnolini di peluche sul retro delle auto!!!
(P.S.: @ Networkmamas: ma che idee vi vengono? Qui si offre consulenza, mica un comic show...)

Me ne sono tornata in salotto, meditando di non farne più nulla e mi sono messa a guardare il film con Amy 2.0, fino a quando è finito e lei se ne è andata a dormire. Poi però lo storyboard mandato dalla crew di Networkmamas ha incrociato il mio ego di quando avevo 5 anni e mi sono autoconvinta che "se hanno dato l'oscar a Julia Roberts, forse posso farcela anche io", quindi sono partita, dando istruzioni a destra e manca nemmeno fossi Sofia Coppola: tu marito alle riprese, tu gatto sul balcone per non dar fastidio. Ciak si gira!

Morena prima: sguardo vuoto in camera (non mi ricordo cosa devo dire)
Morena seconda: si vede lontano un miglio che guardo il testo che ho scritto
Morena terza: riesco a dire tutto (yeah!), ma 'sta ca..o di testa che si muove sempre...
Morena quarta: mi incarto alla terza parola
Morena quinta: perfetta! (peccato la camera fosse in stand by...)
Morena sesta: sento il peso della fatica, sono tutta storta verso sinistra...
Morena settima: sono espressiva come un teletubby, che pietà
Morena ottava: eh basta, va bene la settima (anche perchè è mezzanotte passata)

Ora, giuro solennemente che non criticherò mai più i ragazzini e la loro fobia di far video per raccontare qualsiasi cosa sul web. L'avessi fatto anche io, a quest'ora Julia Roberts mi porterebbe l'accappatoio in camerino.



giovedì 17 aprile 2014

AAA, professionista multitasking offresi, astenersi holding


Devo essere stata profetica qualche mese fa, quando mi è venuta voglia di fare l'elenco dei mestieri utili con cui reinventarsi (o riciclarsi), in vista di un evento soprannaturale.
Ed eccomi accontentata: la scorsa settimana l'evento è accaduto, anche se aveva poco di soprannaturale (o magari sì e io non l'ho ancora capito) e fra breve avrò del tempo a disposizione per pensare a cosa fare nella seconda parte della mia vita lavorativa (considerando che fra non molto dovremo lavorare fino a 80 anni, sono circa a metà).
Al momento le idee sono tante e tutte diligentemente confuse, vanno nelle direzioni più spaiate e, potendo, vorrebbero trovare forma anche tutte quante insieme, perché sono una brava e moderna Jo 2.0, direttamente allenata dalla dea Kali.
Per adesso le lascio sfogare, stile "lasciate che le idee vengano a me".
Ma sì, via, allo stato brado, pascolate in libertà per qualche mese brucando felici l'erba fresca della creatività senza freni inibitori, poi vedremo quale di voi sarà stata quella più combattiva e tenace da tenermi testa con coerenza e razionale attecchimento.
Certo è che l'idea di rientrare nuovamente nelle dinamiche di una multinazionale è l'ultima che mi attira, dopo il full immersion di inutilità cui mi sono sottoposta negli ultimi anni, cose che - lo ammetto - sfuggono alla logica della mia mente semplice e priva di adeguati titoli accademici. Dopotutto mi considero sempre ed ancora una mestierante del pensiero creativo, che si limita a trovare il modo di raccontare una storia con le parole più adatte per l'interlocutore che le sta di fronte e faccio fatica a capire come si possa avere "una migliore implementazione della strategia di comunicazione" eliminando chi la dovrebbe implementare.
E quindi che si fa?
Intanto piantarla con questa lagna seriosa che nemmeno Maria De Filippi mi reggerebbe e pensare, come farebbe Jo, che anche i capelli tagliati prima o poi ricresceranno.

lunedì 30 dicembre 2013

So far tutto o forse niente. I propositi del nuovo anno.

Poniamo che la notte dell'ultimo dell'anno un'onda elettromagnetica di una particolare combinazione, tale da spazzare via tutto tranne gli esseri viventi, vegetali ed animali (ipotesi molto improbabile, ma non ci scommetterei la liquidazione che fosse del tutto impossibile), gli equilibri del sistema economico attuale verrebbero del tutto ribaltati: supermanager del marketing strategico, teorici dello sviluppo di nuove tendenze, organizzatori di eventi e tutta una schiera di planner, account, pierre, producer, stylist, trend setter, personal shopper e via dicendo, varrebbero improvvisamente quanto un turnista della Fiat di Termini Imerese, mentre il mio fornaio e il ragazzo che aggiusta le biciclette entrerebbero nella classifica di Forbes, come "stipendi d'oro"..

Per farmi trovare pronta e preparata nel caso stanotte accada l'irreparabile, prima di andare a dormire ritengo utile stilare una classifica di quali potrebbero essere le professioni più ricercate da domani mattina (magari poi modifico anche le skills del mio profilo su LinkedIn e chiedo ai miei contatti di darmi l'endorsment per il taglio e cucito) e vedere - in base a quello che so fare - quanto valgo su questo nuovo mercato:

1. medico (è indubbio che la bronchite continueremo ad averla e agli uomini verrà sempre la prostata, ma al massimo potrei offrirmi come infermiera, nemmeno professionale) Includo in questa categoria senza speranze anche il dentista. 0 punti

2. fornaio (alzi la mano chi pensa di poter fare a meno di uno sfilatino appena sfornato; con un pò di pazienza penso di poter fare grandi cose). 7 punti

3. meccanico (lo avevo messo al quinto posto, ma considerando quante volte si è guastata l'auto usata appena comprata ho pensato che bisognava salire di ranking). Qui vado diritta a 0 punti

4. sarta (e qui tiro fuori il mio corso di taglio e cucito che mi fa guadagnare punti extra! Al massimo le cuciture dei pantaloni saranno un pò storte, ma considerando che le riunioni di marketing saranno state soppresse non dovrebbe essere un gran problema). 8 punti

5. agricoltore (con le piantine aromatiche non me la cavo male, anche se tutti gli anni mi muore la pianta della salvia, ma non si può mica riuscire in tutto, no?). 6 punti

6. parrucchiera (piuttosto ci copriremo con foglie di fico, ma alla tinta non rinuncerà nessuna di noi; potrei iniziare al lavatesta, poi se imparo veloce...). 4 punti

7. idraulico! (già si faceva pregare prima, adesso penserà di essere una specie di rockstar...domani mattina inizio subito a studiare). 0 punti

8. macellaio (neanche ci provo). 0 punti

9. cuoco (non sarò Cracco, ma faccio la mia porca figura). 7 punti

10. disegnatore (metti che proprio per tutti i mestieri sopra non risulto abbastanza qualificata, posso sempre rispolverare le mie doti di visualizer, anche se non potrò più chiamarmi così, sennò i muratori e gli imbianchini mi escluderanno dal loro circolo). 7 punti


Considerando il punteggio totale, speriamo che  domani notte non succeda niente.



giovedì 7 novembre 2013

Professione Zombie

Non dovrei dirlo perchè è come fare harakiri, ma il mio mestiere è morto. Anzi no, peggio: è malato terminale, soggetto ad un lento ed inesorabile declino, portandosi dietro una sofferenza cronica in attesa della fine già annunciata.
Svegliatevi signori del marketing e della comunicazione, non serviamo più a nessuno!
Se da una parte la rete e le nuove vie della comunicazione digitale hanno stravolto logiche e dinamiche che perduravano da un secolo più o meno immutate, dall'altra parte le aziende non hanno afferrato bene le conseguenze di questo cambiamento: all'inizio continuando ad operare senza tenerne conto, poi improvvisamente ribaltando totalmente le strategie e le logiche di investimento, come in una sorta di inversione ad U in autostrada il giorno dell'esodo estivo.
In pratica noi che nella firma abbiamo scritto "responsabile della comunicazione" ci siamo ritrovati dalla posizione di chi cercava di portare innovazione - proponendo di spostarsi dal solito e affidabile (per chi poi?) media mix TV+stampa+affissione che accompagnava i lanci prodotto o le feste comandate - a quella di venditori di fumo senza conoscenza del moderno business, costretti a dimostrare con modelli derivati dal teorema di Pitagora ogni singolo centesimo da investire in pubblicità, nonchè sottoposti, a campagna terminata, al giudizio di un vero plotone di esecuzione, pronto a mandarti sulla forca se il ROI (formula maledetta che ricorda nell'acronimo i poteri assoluti del Re Sole) non corrisponde esattamente alla previsione fatta dal Mago Merlino di turno.
Ergo, se prima eri un cretino perchè ti permettevi di proporre una campagna di guerrilla o l'uso di YouTube (You cosa?) adesso non capisci un tubo (ecco cos'era!) perchè sentenzi che fare unicamente campagne su Google non sia sufficiente se il tuo prodotto non è una bottiglia di Coca-Cola (che fra l'altro nemmeno segue questa illuminata strategia).
Inutile contare poi sulle analisi post-campagna, sperando in risultati che attestino che avevi ragione tu: ci sarà sempre un genio che produrrà un documento etereo che si guarderà bene dal fornire spunti utili e veritieri.
A me di recente ne è capitato uno che concludeva con un'enunciazione che è una vera perla, che riporto integralmente:

.".. ROI is below target in some countries, mostly due to high activation spending and sales being below target".

Io non ci sarei mai arrivata.


martedì 3 settembre 2013

Mamma, che lavoro fai?

- mamma, ma tu che lavoro fai esattamente?
- comunicazione
- e cioè?
- devo trovare il modo migliore per raccontare quanto sono buoni i nostri prodotti, così le persone li comprano
- ho capito, tu realizzi le pubblicità che vanno in TV
- no, quelle le fanno in Europa
- allora tu decidi dove farle vedere
- no, quello lo decidono in Europa
- allora tu cosa sei li a fare? Non potresti stare a casa con me? Tanto fanno tutto in Europa...
- beh ma io devo coordinare il modo in cui queste attività vengono fatte in Italia e fare in modo che tutto quello che viene fatto per promuovere i nostri prodotti funzioni come in una grande orchestra
- caspita! e come fate?
- fissiamo riunioni in cui si parla di come organizzarci
- è lì che decidete cosa fare?
- no
- allora cosa fate?
- discutiamo
- di cosa?
- di cosa fare
- ho capito: in riunione si discutete e basta, ma non si decide niente
- (...........)
- e quando avete finito di discutere?
- ci fissiamo un'altra riunione per presentare le nostre idee
- ah ecco, poi decidete lì
- no, poi mandiamo il nostro piano ai colleghi che lavorano in Europa
- perchè?
- per farcelo approvare
- e perchè te lo devono approvare?
- perchè loro decidono cosa si può fare e cosa no
- quindi tu non decidi niente!
- (.............)
- vabbè mamma, ho capito: tu ogni giorno vai in ufficio e fai comunicazione, cioè fai tante riunioni, discuti di cosa fare, ma non decidi mai niente perchè tanto non puoi, poi arriva un Europeo che ti dice cosa devi fare.


Giuro che se rinasco studio da estetista.