Si fa un bel dire che la pubblicità dinamica non funziona più.
Stamattina ho rischiato di stamparmi in tangenziale, ho sfiorato il guard-rail
per un soffio e rischiato di carambolare sull’AUDI che procedeva alla mia
sinistra in corsia di sorpasso, a causa del messaggio pubblicitario visto sul
furgone di un’agenzia di pompe funebri. Ero così rapita dal contenuto che ho
realizzato troppo tardi che sarebbe stato utile – quanto meno ai fini
documentaristici – scattare una foto al volo (lo so benissimo che non si
dovrebbe…) per poter fare un’analisi a posteriori della strategia comunicativa,
che a mio parere parte da un concetto fondamentale: morire non è più un lusso
per pochi, adesso tutti possiamo permetterci
di farlo perché è arrivato “L’Outlet del Funerale”.
La scelta del naming non è casuale, perché riassume come da
manuale la “mission” aziendale: un brand che ti consente di seppellire i tuoi
cari (si chiameranno così perchè costano?) a prezzi d’occasione e senza
sorprese che possono farti sforare il budget. Sì, perché se di questi tempi il
nonno ultranovantenne che faticava a campare con la pensione di 500 euro al
mese decide di passare a miglior vita, accompagnarlo nell’ultimo viaggio può
costare una cifra che l’italiano medio, ora come ora, fatica a mettere insieme
con lo stipendio di 3 mesi.
Ed ecco quindi l’intuizione di business: il
funerale low cost a pacchetto, da scegliere in base alle proprie esigenze come l’abbonamento
della palestra - basic, medium o premium – come strillato a lettere cubitali
dalle fiancate del furgone che ha rischiato di farmi quasi ammazzare.
Ci tengo a precisare una cosa: non mi interessa farne un discorso etico o morale - anche perché
di argomenti da commentare in tal senso ne avrei ben altri - ma questa realtà ha scatenato in me tutta una serie di elucubrazioni e proiezioni di quello che potrebbe potenzialmente svilupparsi su questa scia, in
tempi di ricerca forsennata di contesti produttivi o ancora in crescita, che potrebbero dare nuova linfa a un mercato del lavoro in stagnazione, magari aiutati da incentivi statali posti in essere dal governo di turno. Le possibilità sono davvero infinite, io ne ho immaginate alcune.
Il nascere di nuove catene di discount? Franchising organizzati che si
spartiscono il territorio in base alla percentuale di ottuagenari prossimi all’estremo
saluto, piuttosto che aree inquinate dove la permanenza media in questo mondo è
limitata?
E come gestiremo l’offerta commerciale per far fronte alla libera concorrenza? Operazioni Sottocosto
(offerta limitata per i primi 100
defunti)? Rottamazione (portaci una
vecchia lapide, te la valutiamo 100 Euro!)? 3x2 (sotterra madre e padre, se ti muore uno zio il suo funerale è gratis)?
Perché una cosa è certa, questo è un mercato che non si
esaurisce, la domanda rimarrà costante e si tratterà soltanto di trovare nuove
formule per affermarsi e battere la concorrenza, guadagnando quote che
consentano di supplire alla riduzione della marginalità, come ci insegna il
capitalismo globale.
Un solo dubbio mi rimane, legato all’idea fissa che mi
tormenta da un po’ di tempo a questa parte, cioè che il nuovo concetto di sharing
economy soppianterà in tempi nemmeno troppo lunghi l’attuale modello economico. Quando questo avverrà, l’Outlet
del Funerale sarà abbastanza smart da cogliere l’opportunità e proporre il
funerale di gruppo, con l'acquisto dei loculi in multiproprietà?
Ripensandoci questa idea me la tengo per me , potrei averne
bisogno in futuro per sviluppare una promozione vincente da iscrivere al Grand Prix della
Pubblicità.
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