giovedì 24 luglio 2014

Le regole del mercato virtuale e la cortesia del bottegaio

Questa settimana ho fatto 5 acquisti e, in tutti i casi, non mi sono mai spostata dalla sedia.
Nell’ordine ho comprato sui cosiddetti e-shop  le barre porta-tutto per l’automobile, 3 portabici, articoli per la cura del gatto, una sottogonna e una borsina da sera, giungendo ad una conclusione lapidaria: l’on-line shopping dà dipendenza in sé, indipendentemente da cosa si stia comprando.
Spiego di seguito il perché di questo assunto.
Per quanto in Italia ci sia ancora parecchia resistenza e l’e-commerce stenti a decollare, i vantaggi offerti dai negozi in rete sono davvero molteplici e, in alcuni casi, unici rispetto al negozio tradizionale, per esempio:
ü  la comodità di impostare criteri di selezione molto verticali per arrivare a ciò che cerchi senza disperdere energie (io per la borsina da sera ho speso un intero sabato mattina per visitare solo 4 negozi, spostandomi in auto per raggiungerli, per poi desistere perché non trovavo il genere che avevo in testa)
ü  entrare ed uscire dai negozi con la velocità di una lepre, rivoltando la merce sugli scaffali virtuali senza intravedere la faccia ingrugnita della commessa che ti guarda in cagnesco
ü  nella stragrande maggioranza dei casi puoi verificare subito se il prodotto che ti interessa è come sembra o è meglio che passi ad altro, grazie alla sezione recensioni/opinioni (in alternativa si potrebbe pensare di seguire la ragazza che ha appena acquistato l’olio per capelli che ti ispira tanto e che costa come un anello di Bulgari, scoprire dove abita e presentarsi dopo 2 giorni per sapere se i suoi capelli adesso sono effettivamente come quelli di Kate Middleton)
ü  non dover guardare l’orologio perché il negozio chiuderà fra 10 minuti e la commessa già scalpita
ü  rimanere in pigiama e ciabatte (anche in mutande se fa caldo) per tutta la durata della shopping experience.

Ce n’è poi uno su tutti che io – da brava brianzola un po’ tirchia – apprezzo particolarmente, cioè la possibilità di comparare i prezzi e scegliere, a parità di prodotto o servizio, l’offerta migliore, in un vero trionfo di quella che si definisce “libera concorrenza”.
Trovo fantastica questa totale trasparenza e la facoltà di scelta che il cliente può esercitare, mi ricorda quando andavo al mercato con mia nonna e la vedevo verificare il prezzo al chilo delle melanzane su tutti i banchi della verdura, per scegliere – quasi sempre - quello che costava di meno. E che cura ed attenzione arrivava da quei bottegai per tenersi stretta la cliente: cortesia, sorrisi e un veloce servizio si concludevano sempre con “la tratto bene perché così son sicuro che ritorna da me!”.
Perché anche su quest’ultimo aspetto l’e-commerce non ti delude: tutti i miei 5 acquisti sono arrivati in un massimo di 3 giorni dall’acquisto (in un paio di casi addirittura il giorno dopo!), il servizio post-vendita mi ha relazionato costantemente sullo stato del mio acquisto (pagamento accettato, ordine concluso, merce uscita dal magazzino, merce in consegna) e, laddove ho avuto necessità di chiarimenti o correzioni, i colloqui via mail o telefonici si sono rivelati cortesi e soddisfacenti, con la risoluzione immediata dell’eventuale criticità oggetto del contatto.

D’altro canto, stamattina sono entrata in un supermercato di alimentari per acquistare 2 panini e del prosciutto (mi servivano per la colazione al sacco di Amy 2.0) e, non avendo contanti, ho presentato la mia carta di credito. Sorvolo sul fatto che la persona in cassa non ha risposto al mio “Buongiorno” e non ha neppure sollevato gli occhi per guardarmi, in compenso ha commentato scocciata:
“la carta di credito per 6 euro e 40? Non ha contanti?”
“no mi spiace, non sono riuscita a prelevare” (perché poi mi giustifico?)
“bisognerebbe organizzarsi…e se oggi il POS non funzionasse?”
“perché, non funziona?”
“no funziona, dicevo così per dire”
“meno male, perché io ho solo questa”
“vabbè, la prossima volta però…”

La prossima volta vado su tramezzino.it e ordino il lunch bag per Amy 2.0 fra quelli più costosi, poi passo da te in negozio per mostrarti la conferma d’ordine sullo smartphone e dirti che non mi vedrai più nemmeno per comprare un pacchetto di chewing-gum. 
Perché come avrebbe detto mia nonna “quello lì ha i prezzi più buoni, ma è un cafone”.