lunedì 30 dicembre 2013

So far tutto o forse niente. I propositi del nuovo anno.

Poniamo che la notte dell'ultimo dell'anno un'onda elettromagnetica di una particolare combinazione, tale da spazzare via tutto tranne gli esseri viventi, vegetali ed animali (ipotesi molto improbabile, ma non ci scommetterei la liquidazione che fosse del tutto impossibile), gli equilibri del sistema economico attuale verrebbero del tutto ribaltati: supermanager del marketing strategico, teorici dello sviluppo di nuove tendenze, organizzatori di eventi e tutta una schiera di planner, account, pierre, producer, stylist, trend setter, personal shopper e via dicendo, varrebbero improvvisamente quanto un turnista della Fiat di Termini Imerese, mentre il mio fornaio e il ragazzo che aggiusta le biciclette entrerebbero nella classifica di Forbes, come "stipendi d'oro"..

Per farmi trovare pronta e preparata nel caso stanotte accada l'irreparabile, prima di andare a dormire ritengo utile stilare una classifica di quali potrebbero essere le professioni più ricercate da domani mattina (magari poi modifico anche le skills del mio profilo su LinkedIn e chiedo ai miei contatti di darmi l'endorsment per il taglio e cucito) e vedere - in base a quello che so fare - quanto valgo su questo nuovo mercato:

1. medico (è indubbio che la bronchite continueremo ad averla e agli uomini verrà sempre la prostata, ma al massimo potrei offrirmi come infermiera, nemmeno professionale) Includo in questa categoria senza speranze anche il dentista. 0 punti

2. fornaio (alzi la mano chi pensa di poter fare a meno di uno sfilatino appena sfornato; con un pò di pazienza penso di poter fare grandi cose). 7 punti

3. meccanico (lo avevo messo al quinto posto, ma considerando quante volte si è guastata l'auto usata appena comprata ho pensato che bisognava salire di ranking). Qui vado diritta a 0 punti

4. sarta (e qui tiro fuori il mio corso di taglio e cucito che mi fa guadagnare punti extra! Al massimo le cuciture dei pantaloni saranno un pò storte, ma considerando che le riunioni di marketing saranno state soppresse non dovrebbe essere un gran problema). 8 punti

5. agricoltore (con le piantine aromatiche non me la cavo male, anche se tutti gli anni mi muore la pianta della salvia, ma non si può mica riuscire in tutto, no?). 6 punti

6. parrucchiera (piuttosto ci copriremo con foglie di fico, ma alla tinta non rinuncerà nessuna di noi; potrei iniziare al lavatesta, poi se imparo veloce...). 4 punti

7. idraulico! (già si faceva pregare prima, adesso penserà di essere una specie di rockstar...domani mattina inizio subito a studiare). 0 punti

8. macellaio (neanche ci provo). 0 punti

9. cuoco (non sarò Cracco, ma faccio la mia porca figura). 7 punti

10. disegnatore (metti che proprio per tutti i mestieri sopra non risulto abbastanza qualificata, posso sempre rispolverare le mie doti di visualizer, anche se non potrò più chiamarmi così, sennò i muratori e gli imbianchini mi escluderanno dal loro circolo). 7 punti


Considerando il punteggio totale, speriamo che  domani notte non succeda niente.



sabato 28 dicembre 2013

La mia Befana usa i guantoni, le calze costano troppo

Non è che voglio fare la diversa per forza, l'originale a tutti i costi, l'outsider (e mettiamocelo un termine inglese, fa subito trendy e sui social network ti classifica meglio).
La realtà è che sono un pò tirchia, così quando ho visto quanto mi sarebbe costato preparare 8 calze della Befana per i miei colleghi ho cercato subito un'alternativa e ho trovato dei bellissimi guanti da cucina al costo di 90 centesimi di euro l'uno. Meno di così ci sono solo i sacchetti per surgelare...

Fatto questo acquisto "intelligente", posso dedicarmi al contenuto, tenendo sempre presente che, come degna seguace di Jo, lo farò in mezzo ad altre duecento faccende, quindi fondamentale trovare una ricetta che non mi occupi troppo tempo da cui ricavare biscotti alla zucca (no, non sono in ritardo per Halloween, sono convinta che la zucca faccia tanto feste di Natale come il panettone e il cotechino).
Sono partita da una ricetta che ho trovato su questo blog, il cui nome mi sembrava un bel biglietto di presentazione http://www.gnamgnam.it/2013/11/20/biscotti-alla-zucca.htm, ovviamente con le mie rivisitazioni e varianti, a partire dagli ingredienti, che per me sono stati:

300 grammi di zucca lombarda già pulita
150 grammi di farina 0 Manitoba
100 grammi di farina di riso
70 grammi di zucchero
1 uovo intero
olio di semi di girasole (circa mezzo bicchiere)
1 pizzico di sale
1 cucchiaino di lievito per dolci
cannella in polvere
1 cucchiaino di liquore alla mandorla
mandorle già sgusciate non spellate

IMPORTANTISSIMO, TEMPO DEDICATO: dalle 21:30 alle 23:00

Per prima cosa ho pulito la zucca da semi e buccia e l'ho cotta a vapore in pentola a pressione (in tutto ci vogliono circa 12 minuti, di cui solo pochi di cottura, mentre pulire la zucca è la vera rottura).
Mentre la zucca cuoce ho preparato i guantoni, attaccando il ciondolino natalizio, e tagliato 8 rettangoli di carta trasparente per alimenti, quella che servirà poi per confezionare i biscotti.
A cottura ultimata ho fatto sfiatare la pentola a pressione e tolto subito la zucca, messa su un piatto a "raffreddare" in balcone (non ho mica l'abbattitore di Ernst Knam!). Se vi va bene come a me e fuori la temperatura è vicino allo zero, basteranno 5 minuti.
Una volta raffreddata, ho messo la zucca nel robot e l'ho frullata insieme al pizzico di sale, aggiungendo poi le farine e lo zucchero e, mentre il robot gira, aggiunto l'uovo e, quando questo si è amalgamato, l'olio. Qui servono altri 5-6 minuti

Ora una precisazione è d'obbligo: una cosa è la teoria, un'altra la pratica, che insieme alla fretta e la voglia di fare dieci cose insieme sono cattive consigliere e nel mio caso l'impasto che doveva venire sì appiccicoso, ma consistente, si presentava decisamente troppo morbido per formare biscotti.
Quindi da qui in poi la ricetta prende una strada propria e per ognuna diversa a seconda del tipo di zucca usata, della velocità del robot (che probabilmente era meglio non usare, ma lavorare a mano è una palla e io, l'ho già detto, non sono in corsa per Master Chef Italia) e di altre variabili. Cosa ho fatto? Intanto ho aggiunto un pò più di farina, però la pasta più di tanto non si induriva, perciò sono passata ad un'alternativa drastica: l'ho stesa su una teglia come una focaccia, ho distribuito le
mandorle a distanza più o meno costante e ho infornato (180° ventilato, circa 20-25 minuti). Sfornato, ho aspettato che si raffreddasse a sufficienza (5 minuti nel mio personale "abbattitore" costituito dal balcone), poi ho tagliato la pseudo-focaccia a pezzetti, cercando di includere una mandorla in ogni pezzo. Et voilà, biscotti alla zucca home-made, modello Jo.
Considerando il confezionamento (a proposito, io ne ho messi 4 pezzi per ciascun pacchetto, ho aggiunto un bigliettino con 8 pensieri diversi e "su misura" per ciascun destinatario e poi ho infilato il pacchetto nel guantone), in totale ci ho messo circa un'ora e mezza, ma ero un pò cotta dopo una giornata di lavoro, volendoli fare di giorno secondo me si può pure far prima...


domenica 15 dicembre 2013

Dal ricettario di Wonder Woman: Crema di zucca e frittata di spinaci, con lavaggio maglioni e stiratura di copripiumino

Odio il lunedì, perchè è il giorno che ho destinato allo stiro, visto che - con i bucati del fine settimana - il cestone porta biancheria arriva al limite ed è necessario svuotarlo. E' uno dei giorni in cui mi convinco di essere una e trina e raggiungo livelli di potere vicini a quelli di Wonder Woman.

Allora, partiamo dai tempi come farebbe un meccanico della Ferrari al pit stop:

ore 19:30   arrivo a casa
ore 21:00   mettere le gambe sotto la tavola imbandita (target ambizioso, ma mi piacciono le sfide)

Cose da farsi prima di andare a dormire: nutrire la famiglia, lavare una serie di maglioni rigorosamente a mano e stirare quantomeno i copripiumini (1 matriminiale + 2 singoli), che sono la biancheria più ingombrante ritirata dagli stendini del week-end. Pronta? Via!

19:35, mi sono spogliata a tempo record e ho indossato la tuta e, tornando verso la cucina, ho estratto dal ripostiglio l'asse da stiro, collocandolo in soggiorno, aperto e pronto per il più infame dei lavori domestici (almeno per me).

19:40 ho messo a mollo in acqua fredda e poco detersivo i 3 maglioni che mi ostino a lavare a mano, nella speranza che non diventino stracci per il pavimento alla loro prima stagione

19:55 tornata i  cucina, ho tolto dal frigo gli ingredienti per la crema di zucca: mezza zucca gialla lombarda (per inciso: non sono della Lega, è che quella napoletana fa troppa acqua e non sa di niente), 1 piccolo porro, finocchio e un pugno di lenticchie rosse decorticate. In questi 15 minuti ho:
tolto i semi e la buccia alla zucca e l'ho fatta a pezzi grossolani che ho sciacquato velocemente, lavato il porro che ho fatto a pezzetti e trasferito nella pentola (a pressione ovviamente, sono multitasking come tutte le donne, ma non sono mica Mandrake...); a questo punto vi serve un bollitore (la tecnologia aiuta) per scaldare l'acqua che aggiungerete poi (mettetela a bollire ora, fra qualche minuto vi servirà). Del finocchio ho utilizzato solo la parte alta (i gambi insomma, quelli che normalmente si buttano) perchè hanno meno filamenti, puliti per bene, lavati e fatti a tocchetti, che ho messo in pentola insieme al resto e ad una manciata di lenticchie rosse decorticate (si sfaldano e rendono più corposa e saporita la crema).
Ho aggiunto un filo d'olio, timo e maggiorana e ho acceso il fuoco; giusto qualche minuto di soffrittura, per fare insaporire fra loro le verdure, poi ho aggiunto l'acqua bollente (quanto? che ne so, io vado a occhio, probabilmente più di mezzo litro ma meno di un litro...), un dado vegetale, una macinata di pepe.
A questo punto pentola chiusa, lasciamo che cuocia in solitudine...

20:00 Arrotondo di cinque minuti, potrei aver preso male i tempi prima...

20:05  metto la stirella sull'asse da stiro, riempio il serbatoio con 2 misurini di acqua e accendo; porto la pila dei copripiumone da stirare

20:13 Sono sicura, mi sono cronometrata, otto minuti sono il tempo che mi occorre per sciacquettare su e giù i 3 maglioni, procedendo poi con 2 risciacqui, infine stesura dei capi grondanti acqua sullo stendino da vasca da bagno. Mi autoconvinco che il movimento mi ha fatto bene ai bicipiti, sennò mi partirebbero certe madonne che neanche Caino...
Devo tornare in soggiorno, la stirella dovrebbe essere pronta

20:45 ma vi rendete conto? Mezzora del mio tempo stasera se n'è andato per stirare, il lavoro più becero fra le faccende domestiche e uno di quelli che si fa una fatica boia a dividersi con il nostro uomo ("cucino io amore, tu stira pure..." è una frase che riconoscete?). Perchè qualcuno ha inventato pantaloni e camicie che non hanno bisogno di essere stirati, mentre esistono solo lenzuola che continuano ad uscire dalla lavatrice che sembrano plissettati?

Wonder Woman ha compiuto la missione anche stavolta! L'orologio in cucina segna le 21:00: nell'ultimo quarto d'ora ho spento la pentola a pressione, fatto sfiatare e frullato tutto con il minipimer (mi è andata bene, l'acqua era della quantità giusta!), infine ho aggiunto un pezzetto di burro, mentre il resto della famiglia ha apparecchiato la tavola. Gasatissima ho tostato il pane a fette nel tostapane, preparato i formaggi sul tagliere di legno, lavato ed affettato il finocchio a cui avevo rubato i gambi, infine ho impiattato la crema di zucca.
A questo punto, orgogliosa per aver raggiunto l'obiettivo, ho chiamato la famiglia a tavola, che appena seduta mi ha riportato alla cruda realtà sentenziando con fare deluso e un pò schifato "Hai fatto solo questo da mangiare?"

Dunque, vediamo: forse se evito di togliermi cappotto e scarpe, così vado direttamente in cucina quando arrivo, la prossima volta magari riesco a preparare anche un arrosto.







domenica 1 dicembre 2013

Mamma da Mulino Bianco in meno di 30 minuti

Quando i sensi di colpa mi assalgono più prepotentemente del solito l'unico antidoto sono i fornelli, l'ambiente dove la mia parte creativa ha ancora modo di esprimersi e che dà sicuramente più soddisfazioni di un delirante marketing meeting.
Ovviamente il tempo è quello che è, quindi sto diventando maestra nell'arte di selezionare (e spesso modificare senza ritegno) quelle ricette che per tempi e modi fanno al caso mio e che solitamente si risolvono in non più di 30 minuti.
Se state pensando che non sia un'idea originale, perchè Jamie Oliver ci ha già pensato e ci ha fatto pure del business sul tema, vi rispondo che io nei 30 minuti solitamente ci infilo pure una lavatrice, i letti da rifare e, quando sono proprio brava, pulisco anche il bagno, proprio come la mitica signora Luisa delle reclame degli anni '70.
Veniamo al dunque: la ricetta in questione è un dolce (sistema i sensi di colpa più velocemente di un arrosto), molto semplice e, se vogliamo, nemmeno troppo calorico rispetto la media.

TORTA DELL'ASSOLUZIONE (io almeno, l'ho battezzata così)
Tempo necessario per la preparazione: 26 minuti

Ci vogliono: 1 yogurt a scelta (stavolta ho usato gusto strudel), con il cui bicchiere va dosato anche lo zucchero (2 bicchieri scarsi), la farina (3 bicchieri) e l'olio di semi di girasole (1 bicchiere scarso); lievito per dolci, 2 uova, 1 mela, 1 pera, zucchero di canna.

Ho usato il robot (si risparmia parecchio tempo), dove ho versato lo yogurt, insieme a zucchero, farina ed una presa di sale. In totale 5 minuti.
Messo in moto il robot, ho aggiunto le uova, una alla volta, lasciando che la prima di amalgamasse bene (ogni tanto ho dovuto aprire il robot e rimestare usando la spatola, perchè all'inizio la pasta è dura). In totale 7 minuti.
Ho aggiunto il lievito da dolci e, dopo un minuto, il bicchiere di olio e ho lasciato frullare ancora un pò, diciamo per 3 minuti (quindi in totale 4 minuti) e intanto accendo il forno ventilato, termostato a 180°.
A questo punto l'impasto è pronto e, siccome fra una frullata e l'altra sono riuscita a foderare la tortiera con la carta forno, lo posso già versare dentro. Raschiare il bicchiere del robot con la spatola è noioso e mi porta via ben 3 minuti.
A questo punto sbuccio la mela e la faccio a fettine, che infilzo verticalmente nell'impasto in senso diametrale.
La stessa cosa faccio con la pera, le fettine le infizo fra una fetta di mela e l'altra, così da alternare il gusto e riempire per bene tutta la tortiera. Questo lavoro è lunghetto, ci vogliono 7 minuti.
A questo punto l'ultimo tocco: una bella spolverata con lo zucchero di canna, così poi in forno si dorerà. Ci vuole solo 1 minuto e poi in forno, per 45 minuti (la cottura però non conta e non vi dico cosa sono riuscita a fare in tutto questo tempo...)

giovedì 7 novembre 2013

Professione Zombie

Non dovrei dirlo perchè è come fare harakiri, ma il mio mestiere è morto. Anzi no, peggio: è malato terminale, soggetto ad un lento ed inesorabile declino, portandosi dietro una sofferenza cronica in attesa della fine già annunciata.
Svegliatevi signori del marketing e della comunicazione, non serviamo più a nessuno!
Se da una parte la rete e le nuove vie della comunicazione digitale hanno stravolto logiche e dinamiche che perduravano da un secolo più o meno immutate, dall'altra parte le aziende non hanno afferrato bene le conseguenze di questo cambiamento: all'inizio continuando ad operare senza tenerne conto, poi improvvisamente ribaltando totalmente le strategie e le logiche di investimento, come in una sorta di inversione ad U in autostrada il giorno dell'esodo estivo.
In pratica noi che nella firma abbiamo scritto "responsabile della comunicazione" ci siamo ritrovati dalla posizione di chi cercava di portare innovazione - proponendo di spostarsi dal solito e affidabile (per chi poi?) media mix TV+stampa+affissione che accompagnava i lanci prodotto o le feste comandate - a quella di venditori di fumo senza conoscenza del moderno business, costretti a dimostrare con modelli derivati dal teorema di Pitagora ogni singolo centesimo da investire in pubblicità, nonchè sottoposti, a campagna terminata, al giudizio di un vero plotone di esecuzione, pronto a mandarti sulla forca se il ROI (formula maledetta che ricorda nell'acronimo i poteri assoluti del Re Sole) non corrisponde esattamente alla previsione fatta dal Mago Merlino di turno.
Ergo, se prima eri un cretino perchè ti permettevi di proporre una campagna di guerrilla o l'uso di YouTube (You cosa?) adesso non capisci un tubo (ecco cos'era!) perchè sentenzi che fare unicamente campagne su Google non sia sufficiente se il tuo prodotto non è una bottiglia di Coca-Cola (che fra l'altro nemmeno segue questa illuminata strategia).
Inutile contare poi sulle analisi post-campagna, sperando in risultati che attestino che avevi ragione tu: ci sarà sempre un genio che produrrà un documento etereo che si guarderà bene dal fornire spunti utili e veritieri.
A me di recente ne è capitato uno che concludeva con un'enunciazione che è una vera perla, che riporto integralmente:

.".. ROI is below target in some countries, mostly due to high activation spending and sales being below target".

Io non ci sarei mai arrivata.


domenica 22 settembre 2013

Gli esami non finiscono mai

Non ho la minima idea di chi abbia partorito questa ineluttabile sentenza, ma di una cosa sono certa: aveva figli in età scolare.
Ieri primo giorno d'autunno e oggi la prima di una serie di domeniche blindate in casa a far compiti.
Prima che qualche psicologa dell'età evolutiva mancata si pronunci in consigli o considerazioni, mi affretto a scrivere che non sono di quelle madri-maestre che sorvegliano le propria prole come una Rottenmeier ( infatti io sto qui a pigiare sui tasti mentre Amy2.0 è abbandonata al suo destino fra testi e numeri), ma non credo sia contemplabile dalla legge mollare i marmocchi a casa e andarsene in giro per i fatti propri.
Mi chiedo: perché mai tu, maestra dei miei figli, hai diritto al riposo del finesettimana, mentre io non posso muovermi di casa perché tu li hai riempiti di tanti di quei compiti che nemmeno il preside dell'Attimo Fuggente avrebbe approvato?
Posso pensare che il prossimo weekend ti porto i format per la presentazione di budget e li compili tu al posto mio?

giovedì 19 settembre 2013

Il muffin può aspettare

I buoni propositi anche stavolta se la sono data a gambe come un gatto davanti al bagnoschiuma. Le mie farine alternative e il piano d'azione per l'abbattimento del sordido muffin sono stati posti in momentanea sospensione, in attesa di giornate migliori.
Prima di fare certe sparate devo imparare a tener conto dell'abbrutimento giornaliero dell'ambiente lavorativo e farmi una ragione del fatto che non sono Wonder Woman.
Facciamo che continuo a guardarmi allo specchio del bagno ed evito quello della cabina armadio, almeno la mattina in mutande (per fortuna il sensore della lampada è andato e la luce non si accende se non si preme l'interruttore).

venerdì 13 settembre 2013

Obiettivo pancia piatta: primo piatto , zac!

Ho aperto la prima confezione: la farina di ceci è stata attaccata e, direi, con successo.
La finta frittata con zucchine è venuta discretamente (a me pareva buonissima, ma faccio la media con i commenti del resto della famiglia, che comunque non ha avanzato nemmeno una briciola per le mosche) anche se ho dovuto fare variazioni sul tema. In sintesi (il tempo è tiranno con tutti e io, l'ho già detto, non me la posso menare come Cracco):

200gr di farina di ceci
2 bicchieri di acqua
1 cucchiaino di curcuma
sale q.b.
1 cipolla
1 o 2 zucchine (dipende dalle dimensioni)
olio extra vergine

Partite affettando sottile la cipolla (a me piace di Tropea) e soffriggendola a fuoco basso (non deve bruciare), dopo vanno aggiunte le zucchine affettate molto sottili finchè son morbide, ma non troppo cotte.
Bisogna poi mescolare la farina con l'acqua, un paio di cucchiai di olio, una presa di sale, la curcuma (meglio usare la frusta, il rischio di grumi è ridotto). La pastella non deve essre troppo liquida, ma nemmeno troppo compatta; la pastella va poi unita alle zucchine. Per la cottura, la ricetta originale dice di cuocerla in padella come una frittata: io ci ho provato e si stava attaccando tutta, perciò l'ho trasferita in una teglia tonda e l'ho cotta in forno (non so per quanto, finchè inizia a formare una specie di crosticina).
Lo so, la foto non rende, ma non bisogna farsi ingannare dall'aspetto. Tiepida non era niente male.

lunedì 9 settembre 2013

Ma una pancia a soufflè si sgonfierebbe?

Marchiata e catalogata e, come tale, sicuramente non l'unica. E' stata una vera rivelazione leggerlo, però era lì, scritto a chiare lettere e googlabile come "pancia da invecchiamento": io ho la pancia a muffin.
Sì, capito bene, a muffin. Sì, esatto, l'immagine che vi viene in mente è proprio quella: non una comune pancetta tonda e sporgente, ma una forma ancora più punitiva, con la parte sotto l'ombelico che sborda a fungo o, appunto, come un soffice muffin.
Faccio tanti complimenti a quel genio che l'ha definita così, condannando per sempre chi, come me, se l'è vista arrivare in dote, alla consapevolezza della sua eterna presenza.
Dico io, ma chiamarla "a soufflè"? Il rimando ributtante sarebbe stato lo stesso, ma magari avrei potuto sperare in un limite temporale e magari svegliarmi una mattina - uscita dal letto come il soufflè dal forno - piatta come un asse da stiro. Anzi, magari un pò incavata, non si sa mai che rispunta subito.
Invece no, a muffin l'abbiamo chiamata...
Qui urge un piano d'azione di quelli ad urto: dopo aver setacciato la rete adesso so tutto quello che devo eliminare dalla dieta (è facile, tutto quello che mi piace) e da domani mi priverò della farina di grano in toto o quasi. Ho fatto già la scorta di farine di ogni genere, ceci, riso, kamut, farro etc..
Parte la sfida: trovare piatti da cucinare in tempo record la sera, cercando di non farsi coprire di insulti dal resto della famiglia.
Vediamo se almeno riesco a farne uno per ogni tipo di farina acquistata, anche solo per ammortizzare la spesa.

A proposito, ho trovato un sito di grande aiuto: http://www.greenme.it/mangiare/cucina

domenica 8 settembre 2013

Questo inverno pomodoro e basilico come a Luglio

E va bene, non dovrei dirlo io, ma è proprio venuta bene. Sono orgoliosissima della mia piccola serra! Per ora ci sono solo il timo, in compagnia di una piccola piantina di basilico (talea del basilico di quest'anno, non credevo che ci sarei riuscita a farla radicare) ed effettivamente sembrano un pò superstiti di un campo dopo il passaggio di un gregge di pecore, ma spero di riuscire a inserire a breve anche maggiorana e salvia, possibilmente non comprando le piante già fatte (mi piacciono le sfide, vorrei ricavare delle talee anche di queste), così magari la compagnia le renderà tutte più allegre positive. Intanto egoisticamente le rimiro soddisfatta della pia opera compiuta: una scatola di legno da vini ha ritrovato dignità e una nuova vita, evitando di finire fra la carbonella dei barbeque di fine stagione  (è bastato dipingerla con vernice bianca all'acqua) e con le aromatiche l'insieme è anche un elemento decorativo in cucina. COME SONO BRAVA!

martedì 3 settembre 2013

Mamma, che lavoro fai?

- mamma, ma tu che lavoro fai esattamente?
- comunicazione
- e cioè?
- devo trovare il modo migliore per raccontare quanto sono buoni i nostri prodotti, così le persone li comprano
- ho capito, tu realizzi le pubblicità che vanno in TV
- no, quelle le fanno in Europa
- allora tu decidi dove farle vedere
- no, quello lo decidono in Europa
- allora tu cosa sei li a fare? Non potresti stare a casa con me? Tanto fanno tutto in Europa...
- beh ma io devo coordinare il modo in cui queste attività vengono fatte in Italia e fare in modo che tutto quello che viene fatto per promuovere i nostri prodotti funzioni come in una grande orchestra
- caspita! e come fate?
- fissiamo riunioni in cui si parla di come organizzarci
- è lì che decidete cosa fare?
- no
- allora cosa fate?
- discutiamo
- di cosa?
- di cosa fare
- ho capito: in riunione si discutete e basta, ma non si decide niente
- (...........)
- e quando avete finito di discutere?
- ci fissiamo un'altra riunione per presentare le nostre idee
- ah ecco, poi decidete lì
- no, poi mandiamo il nostro piano ai colleghi che lavorano in Europa
- perchè?
- per farcelo approvare
- e perchè te lo devono approvare?
- perchè loro decidono cosa si può fare e cosa no
- quindi tu non decidi niente!
- (.............)
- vabbè mamma, ho capito: tu ogni giorno vai in ufficio e fai comunicazione, cioè fai tante riunioni, discuti di cosa fare, ma non decidi mai niente perchè tanto non puoi, poi arriva un Europeo che ti dice cosa devi fare.


Giuro che se rinasco studio da estetista.


lunedì 2 settembre 2013

Della schiavitù dello stirare

Ho letto su un libro una frase epica: la vita è troppo breve per mettersi a stirare.
E con questo per oggi mi congedo.

domenica 1 settembre 2013

Una domenica da Cenerentola?

Anche Dio il settimo giorno si è riposato, ma lui non era sposato e comunque "non teneva famiglia", almeno non come noi comune mortali, che utilizziamo la domenica per recuperare tutto quello che non siamo riuscite a fare in settimana, sfidando limiti temporali e spesso anche di spazio (personalmente sono ormai in grado di rifare i letti, stendere sul balcone e mettere sul fuoco il ragù in cucina, tutto nello stesso momento, che a David Copperfield posso battere la stecca).

Il mio naso oggi non è andato oltre il parapetto del balcone e da brava Cenerentola, dalla sveglia intorno alle 9:00 ad arrivare a sera ho, nell'ordine, rifatto letti (Elena si è pure staccata una crosticina grattandosi durante la notte quindi - via! - cambio di lenzuola appena messe ieri), lavato il bagno, steso una lavatrice e caricata un'altra, lavato mezzo quintale di camicette, intimo di pizzi ed altro del parassita post adolescente che ha la residenza sotto il nostro stesso tetto ed infine cucinato come una brava mogliettina a tre mesi dal matrimonio, per il maritino andato a farsi un meritato giro in moto (detto fra noi, dopo un mese di ferie gomito a gomito, 3 ore padrona di casa in solitaria vanno benissimo).

Cenerentola frustrata? Ma no, tutto sommato il bilancio alle 11 di sera è positivo e sono pure soddisfatta degli esperimenti gastronomici che ho fatto, per come sono venuti bene. Comune denominatore: la velocità e la semplicità (sempre per la sindrome dell'essere uno e trino).

1. spaghetti di soya con merluzzo e verdure
2. piadina casalinga per vegetariani (non vegani)
3. dolce di mele e cioccolato (non saprei come altro chiamarlo, frittata non mi sembra adatto)

Giusto per non dimenticarmi riassumo i piatti 2 e 3, che voglio rifare, magari con qualche variante, perchè sono superveloci e fanno la loro porca figura (e la felicità di Elena, che ha spazzolato tutto).

PER LA PIADINA

500gr di farina 0 (manitoba)
1/2 bicchiere di olio extravergine
1/2 bicchiere di latte
una presa di sale
acqua qb per impastare
1 cucchiaino di lievito in polvere rapido per pane o pizza (vanno bene anche 2 gr di bicarbonato, ma quando ci ho provato devo aver sbagliato le dosi e le piadine sapevano di dentifricio)
Formare un impasto sodo con gli ingrdienti, farlo riposare 1 ora coperto da un telo. Suddividere l'impasto in 6 pezzi, stenderlo con il mattarello ben sottile, infarinando il piano ed il mattarello sennò si attacca (se qualcuno sa come fare uscire dei bei dischi si faccia avanti).
Per la cottura ho usato la pietra ollare (ci mette un pò a scaldarsi, deve essere bollente), mettendoci le piadine una alla volta. Vanno cotte sui 2 lati, bucherellendole con la forchetta, finchè prendono l'aspetto classico. Noi le abbiamo farcite con quello che c'era in frigo: ho grigliato una enorme melanzana a fette, con la cresenza o la mozzarella era buonissima.Voto della famiglia: 10


PER IL DOLCE DI MELE E CIOCCOLATO
4 mele medie o 3 grosse
1 cucchiaio da tavola di miele
3 cucchiai di farina
1 uovo grande
150 gr di cioccolato fondente
1 pizzico di cannella
1/2 bicchiere scarso di olio di semi (io uso il girasole)
1 cucchiaio di lievito per dolci

Pelare ed affettare sottilmente le mele, aggiungere la farina, il miele, l'uovo. Fondere il cioccolato in una casseruolina, con l'aiuto di un pò di latte, poi versarlo nel composto. Aggiungere l'olio, la cennella ed il lievito e mescolare bene.
Foderare una teglia da pizza da 28 cm con la carta forno, versare il composto e livellare bene. Mettere in forno ventilato a 180° per 30 min. Sfornare, lasciare raffreddare, spolverare con zucchero a velo. 
Per essere il primo esperimento mi darei un 7; da migliorare, unendo amaretti e noci tritate (poi quando replico vi dico).

Visto che è mezzanotte passata adesso Cenerentola va a nanna. Domani non ho una decina di topi a darmi una mano in ufficio (non sarebbe male mandarli in riunione al posto mio, spiccherebbero comunque per lucidità di pensiero in mezzo a tanti dei miei colleghi).


venerdì 30 agosto 2013

Si riparte dalle vacanze, le mie sono state quasi on the road

Giusto per partire con qualcosa di "già fatto", ecco il diario di viaggio della nostra ultima vacanza (questa sì pensata, progettata, ma anche realizzata)

Istruzioni per l’Aquitania in 7 giorni e 3000 km

7/8/2013
Fabrizio ha il terrore delle code che ti bloccano il viaggio, perciò alle 5 del mattino ci lasciamo la Brianza alle spalle a bordo della nostra Insigna. Ci aspettano circa 900km per quella che abbiamo fissato come prima tappa del nostro viaggio: Hautefort, nel Perigord Nero. Direzione passo del Frejius e, appena passato il tunnel, inizia il diluvio, che ci accompagna per più di tre ore. Lasciamo l'autostrada dopo Clermont Ferrande ci inoltriamo per le provinciali immerse in un paesaggio che diventa sempre più fiabesco, man mano che ci avviciniamo alla nostra destinazione. Una sosta al Leclerc per acquistare baguette, roti de porc e camembert che consumiamo in una delle aree di sosta presenti numerose sulle strade francesi (sempre pulite ed in ordine) e poi dritti a destinazione, immersi in uno scenario che ricorda la Contea di Frodo Baggins.

L'hotel prenotato con Booking.com è modesto, ma pulito ed accogliente, dotato di una bella piscina dove Elena fa il bagno anche se fuori ci sono 20gradi scarsi.
Inizia a piovere quando usciamo: ad Hautefort ceniamo a base di canard (pure il fois gras, mi sento in colpa!), sfortunatamente non riusciamo a visitare il Castello in notturna perche' è tardi, peccato perché sarebbe stato emozionante soprattutto per Elena.
Andiamo a nanna, crollando tutti esausti per la lunga giornata.

8/8/2013
Oggi ci trasferiamo nella Chambre d'hotes che ho prenotato a Vitrac, vicino a Sarlat. Decidiamo di visitare Perigueaux il mattino, sulla strada cerchiamo un posto per fare colazione e ci fermiamo a Cubjac, un piccolo gioiello di poche case tutte perfettamente conservate, dove troviamo una boulangerie che pare sia stata inserita fra le migliori di Francia. Prendiamo croissant, caffè e baguette, tutto per 6 euro, che consumiamo bordo fiume. Ripartiamo e poco più tardi siamo a Perigueaux. Il capoluogo del Perigord è un bell'esempio di città medievale, la giriamo bene seguendo il percorso indicato dalla mappa presa all'ưfficio turistico. Ripartiamo nel pomeriggio, vogliamo vedere Beynac prima di arrivare alla Chambre, prima però sosta per baguette con formaggio e patè de canard acquistati in un Carrefour. Arriviamo a Beynac dopo esserci quasi persi fra le strade che attraversano la valle del Vezere, con un panorama surreale dato dal sito che è un insediamento preistorico di valenza internazionale. A Beynac visitiamo il bellissimo castello, la guida parla solo francese e non capiamo praticamente. nulla, ma la vista che si gode sulla valle scavata dalla Dordogna che scorre proprio li sotto è mozzafiato! Purtroppo non c'è tempo per vedere anche il borgo, sono quasi le 19 e dobbiamo presentarci alla Maison de Tari. Ci accoglie M.me Thibart che non parla inglese, ma è gentile e in qualche modo ci capiamo. Ci consiglia lei di cenare in un bistrot a Vitrac per evitare il caos di Sarlat ed è un buon consiglio: il Caffè des Artists é affascinante, ricavato nella vecchia scuola recuperata, gestito da 3 artisti che ne hanno fatto il loro atelier e dove è possibile mangiare una buonissima gallet.

Rientriamo subito alla Maison de Tari, siamo stanchi.

9/8/2013
Lezione del giorno: ricordarsi che i km non corrispondono sempre agli stessi tempi di percorrenza ed è bene tenerne conto se non si vuole passare la giornata in auto. Ma partiamo dall'inizio.
Oggi giorno speciale: è il compleanno di Elena perciò è la sua giornata, quindi in programma ci sono le grotte preistoriche. Avevo deciso per quelle di Pech Merle, più lontane (sono nel Lot), ma rispetto alle più famose e vicine Lascaux sono originali (non visiteremo una copia) e siccome per arrivarci ci vuole un po' conto che ci sia meno gente. Ho prenotato la visita delle 14:45 via internet come consigliato, dovremo presentarci per il ritiro dei biglietti massimo alle 14:15. Il programma del mattino prevede la visita a La Roque Gageac e a Domme. Arriviamo alla prima in tempo per riuscire ancora a parcheggiare, è agosto e in poco tempo il parcheggio è pieno e si formano lunghe code. La Roque Gageac è spettacolare, incastrata su uno sperone roccioso con vista sulla Dordogna, vale davvero la visita. Ripartiamo con l'idea di andare a Domme, ma controllando col navigatore la distanza dalle grotte (68 km!) desistiamo e ci dirigiamo a Pech Merle, attraversando la campagna per più di un’ora. Ritiriamo i biglietti (per fortuna ho prenotato, chi non lo ha fatto deve aspettare 4 ore!) e al nostro turno entriamo. Le grotte valgono tutto il tempo speso per arrivarci e il prezzo del biglietto (26 noi tre), fra stalattiti e stalagmiti vedere i disegni fatti 25.000 anni fa dall’uomo di Cro-Magnon è emozionante, Elena rimane particolarmente colpita dalle impronte delle mani lasciate a firma dei disegni.
Terminata la visita decidiamo di dirigerci verso Rocamadour e anche qui l'equivalenza è 50km stanno a 1 ora di auto...alle 18:30 Rocamadour compare davanti a noi ed è uno spettacolo, ma decidiamo di tornare alla Chambre, visto che il navigatore minaccioso ci avvisa che per Vitrac ci vuole un'altra ora abbondante ed Elena non ne può più di stare in auto.
Arrivati che sono quasi le 20:00, Elena decide che vuole festeggiare il suo compleanno con un bagno in piscina, quindi alla fine usciamo per cenare a Sarlat (che ancora non abbiamo visto) che sono quasi le 21.
Sarlat è splendida, piena di viuzze superanimate da turisti, locali e artisti di strada, peccato non averci passato più tempo! Ceniamo in un bel localino all'esterno con insalata con fois gras ed agnello e patate, tutto buonissimo. Alla fine ci facciamo portare una mousse au chocolat, dove posizioniamo 10 candeline che il cameriere ci accende ed Elena tenta di spegnere, mentre queste continuano a riaccendersi (non mi ero accorta di aver comprato candeline magique, che hanno appunto questa caratteristica) e tutti gli ospiti del ristorante si mettono a cantarle "joiueaux anniversaire" per la sua massima felicità. Rientrando alla Maison de Tari ci accoglie un cielo stellato da planetario, dove vediamo anche le stelle cadenti. Cosa volere di più?

10/8/2013

Oggi salutiamo con un po' di dispiacere il Perigord, dove lasciamo un pezzo di cuore, continuando a pensare che sia uno dei luoghi più belli che abbiamo mai visto. Ci trasferiamo nel Medoc, verso vigneti fra i più famosi al mondo e l' oceano e ci apprestiamo a percorrere circa 180km. Colazione come sempre piacevole con le croccanti baguette e le marmellate fatte da M.me Thibart, un saluto e partenza, direzione la vicina Domme, che ieri non siamo riusciti a vedere e che risponde alle aspettative e le descrizioni delle guide turistiche. Fra le belle case medievali, le botteghe tipiche e le suggestive vie, il Belvedere offre una vista sulla valle della Dordogna da lasciare senza fiato. Li accanto, ad animare la piazza sono stati allestiti giochi "rurali", quelli con cui probabilmente giocavano anche i miei nonni, qui a disposizione di bambini e turisti. Li proviamo anche noi tutti quanti.
Ripartiamo soddisfatti, con l'idea di fermarci a St Emilion che si trova sul nostro percorso. Sulla strada facciamo sosta in una bella area attrezzata lungo un canale, dove ci prepariamo la solita baguette, stavolta con pollo e formaggio di capra di Rocamadour, che accompagnamo con albicocche dolcissime.
Un'altra ora di auto e siamo a St Emilion, che vale davvero la pena vedere. Sembra un po' di essere a Montalcino, tutto il borgo è un insieme di negozi che vendono vino, ma è talmente bello che questo diventa un elemento di sfondo: le vie sono "charmant" e la cattedrale scavata nella roccia fa davvero impressione!
Salutata anche St Emilion, puntiamo diritti a Civrac en Medoc, dove abbiamo prenotato 2 notti allo Chateau Pierre Montignac. Ci accoglie M.me Lucette che ci mostra la camera, una bella stanza con il soppalco dove dormirà Elena e dove troviamo anche una bottiglia del loro vino (sono viticultori, siamo in mezzo al loro immenso vigneto) come omaggio di benvenuto, che gustiamo subito (sul loro sito si parla di premi vinti da un loro vino).
Fabrizio e Elena vogliono andare al mare per cena e quindi ci spostiamo a Montalivet, il paese più vicino (13km), che troviamo decisamente brutto (che delusione, dopo il Perigord!), ma facciamo in tempo a sederci sulla spiaggia per osservare lo spettacolo del sole che tramonta nell' oceano e questo da solo vale il fatto di essere li.
Mangiamo pesce, spendiamo in tutto 45, poi rientriamo subito perche' siamo stanchi, fa freschino e io devo scrivere il resoconto della giornata.

11/8/2013
La sveglia questa mattina mi trova un po' incriccata per via del materasso troppo morbido, che non mi ha fatto dormire particolarmente bene. Meno male che a tirarmi su ci pensa la colazione di M.me Lucette, con latte, caffè, the, croissant e buonissime baguette, 2 tipi di marmellata fatta in casa ( di cui la multifrutta veramente eccellente).
A fare colazione insieme a noi c'è anche una coppia con una neonata; M.me Lucette ci dà qualche informazione sul posto: la tenuta di 24 ettari è di famiglia, producono bordeaux da 3 generazioni. Ci spiega la composizione delle uve, il terroir e l'importanza del clima e anche che quest'anno non sarà una buona annata, perche' ha fatto caldo troppo tardi e l' uva finirà di maturare a fine novembre, quando ci sarà rischio di gelate. Tutto ovviamente in francese, che in qualche modo però capiamo.
M.me Lucette contesta il nostro programma del giorno e ci suggerisce caldamente un'alternativa all'idea di andare a Cap Ferret, perché è domenica e rischiamo di imbottigliarci nel traffico pendolare. Decidiamo quindi per l'estuario della Gironde a Point de Grave, che comunque volevamo vedere e ne rimaniamo colpiti: sapevamo che si tratta dell'estuario più grande d'Europa, ma vederlo è un' altra cosa. La coda per il traghetto che porta a Royan ed al faro di Cordouan è quella di una domenica d'agosto, perciò abbandoniamo l'idea della traversata e decidiamo di spostarci a Soulac sur mer e passare qualche ora in riva all'oceano, dove mangiamo le nostre baguette, osserviamo ammirati la vastità della spiaggia e delle onde, c'è un bel venticello, la temperatura è di circa 25 gradi ed Elena fa il bagno (da sola perche' nessuno di noi due ha il coraggio di entrare in acqua a 20 gradi). Verso le 16 decidiamo di andarcene, anche perche' ho dimenticato di portare i solari e col fatto che la temperatura è piacevole stiamo diventando dei gamberi, perciò rientriamo alla Chambre per una doccia quasi fredda, una bella spalmata di crema all'aloe, un pisolo e poi di nuovo fuori per cena, stavolta sulle rive della Gironde, nell' unico ristorante trovato, dove lasciamo ben 92euro in tre senza rimanerne particolarmente soddisfatti.
Domani diremo addio anche al Medoc, ci aspettano le Landes.

12/8/2013
Salutata Civrac e la tenuta Pierre de Montignac (abbiamo acquistato anche 6 bottiglie di vino di 2 diverse annate che ci gusteremo con gli amici dall'autunno in poi), impostiamo il navigatore su Cap Ferret ma, come si dice, abbiamo fatto i conti senza l' oste. Quando M.me Lucette diceva che "tout le monde" va a Cap Ferret, intendeva proprio tutto il mondo, nessuno escluso. Il viaggio scorre senza problemi fino a Lège, ma qui ci blocchiamo, perché l' unica strada che porta a Cap Ferret è intasata e ha formato una coda interminabile che non accenna a muoversi. Cambiamo programma e puntiamo su Arcachon, con l' idea di vedere il paese, magari prendere il battello per Cap Ferret e visitare la Dune du Pilat, proseguendo poi per la nostra ultima destinazione di questa vacanza, Labastide d'Armagnac, dove abbiamo prenotato le ultime 2 notti. Ma anche qui è presente il resto del mondo: Arcachon la vediamo solo dall'auto, in mezzo ad una bolgia variopinta di persone, veicoli e sensi obbligati. Peccato perché sembra un bel posto, ma il caos e la mancanza di parcheggi ci spingono a proseguire, cominciamo ad essere stanchi, accaldati, siamo praticamente in auto dal mattino e sono le tre del pomeriggio. Almeno la Dune, però, vorremmo vederla!
Il paesaggio che prosegue è davvero bello, la strada sale allargandosi in una pineta, sotto si apre l’oceano e una grande spiaggia...poi di nuovo bloccati: eh no! Siamo in prossimità della Duna e rischiamo di non parcheggiare? Fabrizio inizia a sclerare, ma io insisto: il parcheggio è grande e ben organizzato, escono auto in continuazione e continuamente ne entrano, quindi entriamo anche noi e parcheggiamo. è spettacolare! Per quanto ne avessimo letto e avessimo immaginato, quello che vediamo è impressionante: sono oltre 140 mt di altezza, un'estensione che non saprei dire e che avanza di 4 mt ogni anno, tanto che si è già inghiottita un hotel ed un incrocio stradale. Per salire ci sono i gradini, ma c'è anche chi fa la fatica di risalirla, mentre i bambini si divertono a scivolare giù. La vista da sopra è incredibile, vediamo Arcachon, Cap Ferret e tutta la baia, ne valeva davvero la pena.
Pochi metri a piedi e poi la Dune si apre davanti a noi ed
Paghiamo i 4 euro di parcheggio, risaliamo in auto e via verso il nostro ultimo B&B, Les Chambres de Labastide, dove arriviamo verso le 19.
La casa vista da fuori ci spaventa un pò: sembra fatiscente, su una stradina polverosa...ma poi ci accoglie Arnaud con sua moglie Anais, con tanta cortesia ci mostra la casa e la nostra camera e per fortuna anche stavolta è andata bene. Arnaud parla inglese (era ora!) e racconta che siamo in una casa del 1600, che lui e sua moglie hanno recuperato e arredato con una cura ed un gusto delizioso, con dettagli squisiti che contribuiscono a rendere l'ambiente molto accogliente. C'è anche il wi-fi, così approfittiamo e chiamiamo casa gratuitamente utilizzando Viber. Su consiglio di Arnaud ceniamo alla creperie dietro la casa, nella Place Royal, un esempio perfettamente conservato di piazza medievale, all'interno della bastia, che ci offre uno spunto di questo villaggio che abbiamo incontrato casualmente, cercando una sistemazione con Booking.com e che si rivela un piccolo gioiello inaspettato, lontano dalle mete più turistiche e quindi ancora più vero. Non vediamo l' ora di scoprirlo domani.

13/8/2013
Apriamo gli occhi svegliati da un profumino delizioso che arriva dal basso. Scendiamo a fare colazione e rimaniamo piacevolmente sorpresi: Anais ci ha preparato deliziosi pancake, insieme a 3 tipi di marmellata fatta da lei, come lo yogurt e addirittura le baguette (non le piace il pane della boulangerie, che a noi sembrava già buonissimo!) Spazzoliamo tutto ed usciamo per un giro della Bastide, che scopriamo abitata da botteghe artisti (una in particolare con sculture fatte di ferro ed oggetti di recupero) ed altre Chambre, e da gente che ha voglia di conservare e preservare la propria storia attraverso la conservazione degli edifici, molti dei quali risalgono all’anno 1000.
Siamo nel territorio dove è nato l’Armagnac, molti negozi sono di proprietà dei produttori della zona, che ci invitano a degustare, ma alle 1 del mattino è un po’ presto per alzare il tasso alcolico.
Compriamo la solita baguette, formaggi, sardine e frutta ed andiamo a pranzare in riva al fiume, dove non c’è praticamente nessuno, super-rilassante.
Nel pomeriggio decidiamo di visitare il Museo dell’Armagnac, di proprietà di uno degli Chateau più antichi, dove possiamo vedere gli strumenti ed i distillatori usati dal ‘700 sino ad oggi e conoscere la storia di questo prodotto, meno famoso del Cognac, ma non meno eccellente.
Il Museo si trova in un parco naturalistico con percorso natura, con stagni ed una vegetazione piacevole, dove spendiamo un’altra ora.

Facciamo poi un salto a Roquefort, che non ci sembra particolarmente interessante, perciò rientriamo alla Chambre e ci prepariamo per la cena: nella Place Royal stasera c’è il Marchè du Pays, con bancarelle di artigiani e produttori locali. Mangiamo in piazza sbocconcellando qua e la cibi tipici e molto appetitosi, ascoltiamo il gruppo musicale cantare, anche se facciamo un po’ di fatica a sederci (nessuno sembra intenzionato a lasciare il posto), infine andiamo a nanna: la nostra vacanza è finita e domani dovremo affrontare più di 1000km per rientrare alla base.

A proposito, per gli amanti della contabilità, questa è una vacanza on-the-road per budget low cost: in tutto abbiamo speso 1270€, compreso carburante, pedaggi autostradali, ingressi in museo o castelli, gadget vari e ricordini, inclusa la preziosa bottiglia di Armagnac classe 1993.


Jo era la mia preferita fra le piccole donne. C'era poco da scegliere, le altre 3 erano sciaquette, melense, frivole o antipatiche, malmesse nel fisico o piene di paturnie. Insomma, una palla colossale, quindi per chi come me aveva un minimo di ambizione ad una vita lontano dai centrini da ricamare o estetiste da inseguire, l'alternativa era la ragazzotta che aveva "come unica bellezza i propri capelli" (già per questo mi era simpatica, non doveva passarsela bene fra tutte quelle smorfiose).

Come Jo anche io volevo fare un sacco di cose diverse; alcune le ho fatte, molte altre no. Adesso è anche peggio, il numero di cose che vorrei fare è aumentato e non ne riesco a fare nemmeno una.

Ecco lo scopo di questo blog: qui ho intenzione di elencare tutte le cose che vorrei fare e come le vorrei fare, in pratica un diario virtuale di progetti che si realizzeranno solo sulla carta (anzi, nella rete).
Magra soddisfazione? Meglio che niente...
vai, mi sono buttata, da neofita totalmente ignorante di come funziona ho deciso di aprire il mio blog, che con molta probabilità consulterò solo io, me la canterò e me la suonerò come si dice. chissenefrega, mi piace comunque un sacco!

Benvenuta a me!